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Cos'è la Mitologia?

Il termine Mitologia deriva da mythos che in greco significa "parola"o "racconto". La mitologia è l'insieme dei racconti favolosi che venivano tramandati oralmente, di generazione in generazione, nel mondo greco e che riguardavano le tantissime figure di dèi ed eroi che aleggiavano e influenzavano la vita degli uomini. Come la maggior parte dei popoli antichi - infatti -  anche i greci, come i romani, erano politeisti, cioè veneravano molti dèi di cui narravano storie prodigiose (i c.d. miti), che passavano di bocca in bocca, arricchendosi via via di particolari sempre più affascinanti, senza tuttavia modificare quel nucleo originario che aveva dato vita al racconto.

Come nascono questi racconti?

I miti nascono dalla preoccupazione e dalle paure che gli uomini primitivi  provavano ogni giorno al verificarsi di quelli che per noi, oggi, sono fenomeni naturali conosciuti e ampiamente spiegati scientificamente (fulmini, tempeste, malattie ecc.) ma che a loro apparivano angoscianti e spaventosi; sentimenti positivi di meraviglia e gioia provavano- invece- davanti al sorgere del sole o al cader della pioggia. I misteri della natura venivano semplicemente spiegati ricorrendo a forze ostili o benevoli che causavano o favorivano rispettivamente disastri o successi  di singoli individui o di intere comunità. Queste forze, dotate di volontà propria e di fronte alle quali gli uomini erano impotenti,assunsero, nei loro racconti, l'unica forma che la loro immaginazione poteva concepire: la forma umana. Con tutto ciò che essa comporta, sentimenti e azioni comprese. Oltre ad una serie di poteri straordinari, il più grande privilegio che uomini e dèi non condividevano era l'immortalità.

Avvertenze

Senza pretese di esaustività, in queste poche pagine, si propone di raccontare le vicende dei "personaggi che hanno popolato l'Olimpo dell'antica Grecia e dell'antica Roma. Molte figure sono note a tutti, come Zeus ed Ulisse (Odisseo), poiché raccontate da Omero e dalla storia studiata a scuola. Altre divinità sono meno conosciute, ma non meno importanti perché la loro vita si intreccia con quelle degli altri dèi.

Per realizzare questa guida sono state consultate diverse fonti, estraendo i profili nel modo più sintetico e semplice possibile. In alcuni casi, sono state rilevate piccole differenze nelle narrazioni; in altri casi, invece, inaspettatamente esistono versioni del tutto divergenti, soprattutto per quanto attiene alla genealogia, i cui intrecci sono complessi e di non facile lettura. Naturalmente, si è optato per la versione con più punti in comune tra le fonti consultate.

 

Andrea.

Le Origini

In principio era il Caos. Una forza ignota fece sì che cominciassero a separarsi tutti gli elementi del Caos e, da questi, si generarono Gea (la Terra), Eros (l'Amore), il Tartaro (l'Inferno), l'Erebo (la Tenebra) e la Notte. In un secondo tempo, l'Erebo generò l'Etere (il Giorno), mentre Gea diede vita a Urano (il Cielo) e a Ponto (il Mare).
I genitori dei primi esseri soprannaturali dell'olimpo greco furono Urano e Gea che cominciarono ad avere figli con 50 teste e 100 mani ognuno e furono chiamati Ecatonchiri; i Ciclopi, i loro fratelli più giovani, erano giganti con un solo occhio in mezzo alla fronte. Il loro aspetto era così mostruoso che il padre, disgustato, li nascose nelle viscere della Terra. I Titani, ultimi figli, erano 12; di questi, alcuni formavano coppie: Oceano e Teti, Crono e Rea, Iperione e Tea, Giapeto, Mnemosine, Temi, Crio, Ceo e Febe.
Gea chiese aiuto ai figli Titani affinché punissero la ferocia di Urano. Crono, l'ultimo dei Titani, il più indignato, acconsentì e, aggredendolo nel sonno, lo mutilò. Dal sangue di Urano nacquero i Giganti, le Erinni e le ninfe Meliadi; inoltre, da alcune sue membra, cadute in mare, nacque Afrodite, dea della bellezza e dell'amore. Crono sposò la sorella Rea e divorava la sua prole allo scopo di sfatare una predizione secondo la quale sarebbe stato detronizzato da uno dei suoi figli. La moglie, dopo la nascita di Zeus, riuscì ad ingannarlo dandogli da mangiare una pietra avvolta in fasce.
Zeus fu allevato da un pastore di Creta, e da adulto affrontò il padre e lo costrinse a restituire i figli ingoiati, liberò dal Tartaro i Ciclopi e gli Ecatonchiri. Crono, con l'aiuto dei Titani cercò di abbattere Zeus che riuscì, dopo dieci anni di guerra e con l'aiuto dei fratelli che si schierarono a suo favore, a sbaragliare il padre conquistando il primo posto dell'olimpo greco.

La nascita degli Dei

Prima che tutto cominciasse c’era solo uno spazio tenebroso e vuoto: il Caos.  
Il Caos non aveva avuto principio: mai. Durava da sempre, dall’eternità.
A un certo punto di quel tempo senza tempo, nel Caos apparve una divinità, una Dea dai larghi fianchi, Gea, la Terra; e dopo Gea apparve l’Amore (Eros), il Dio che addolcisce le anime; e dopo ancora apparvero l’Erebo, misteriosa divinità di quelle tenebre eterne, e la Notte, buia dea anch’essa misteriosa, ma tuttavia non più così cupa come l’Erebo.
Gea intanto procreava di sé stessa Urano, il cielo stellato, Ponto, il mare dalle onde sonanti, e le alte montagne.
Così ebbe origine l’universo.
Il giovine universo vide nascere i figli di Urano e di Gea, Dei primigeni: i dodici smisurati Titani, sei maschi, e sei femmine; i tre Ciclopi – Bronte, il tuono, Sterope, il lampo, Agre, la folgore – simili in tutto agli Dei, ma con un occhio solo nel mezzo della fronte; e i tre Ecatonchiri o Centimani, giganti mostruosi dalle cinquanta teste e dalle cento braccia.
Questi suoi figli Urano li guardava con orrore, forse anche li temeva: e via via che nascevano si affrettava a relegarli nelle più lontane profondità della terra. Ma Gea, la madre, li amava e ne piangeva la cieca sorte. Sdegnata, meditò la vendetta. Trasse da sé stessa quanto acciaio occorreva, foggiò un tagliente falcetto, armò la mano di Saturno (Crono), l’ultimo nato dei Titani, il più astuto e il più audace: e una notte Saturno colpì fieramente il padre, liberò dalla prigione sotterranea i Titani fratelli e proclamò l’avvento del proprio regno. Ai Ciclopi e ai Centimani non ridiede la libertà; facevano paura anche a lui.
Il sangue di Urano colò sulla terra, i brandelli della sua carne caddero nel mare; e dal sangue nacquero le Erinni, ossia le Furie vendicatrici, i Giganti armati di formidabili lance, e le ninfe Meliadi, protettrici dei frassini; I brandelli di carne mossero nel mare una bianca spuma e dalla bianca spuma emerse una Dea tutta giovane e bionda, bellissima, Venere Anadiomene (Afrodite), che il soffio innamorato di Zefiro sospinse alla divina isola di Citera e poi a Cipro coronata di flutti.

L’opera della creazione intanto continuava; dalle divinità primigenie altre divinità nascevano e da queste ancora altre divinità: e quali erano paurose come il Destino, la Morte, la Discordia, coi suoi tristi figli; la Pena, l’Oblio, la Fame, la Menzogna, l’Ingiustizia, le Battaglie, i Massacri; quali erano severe come Nemesi, la giustizia punitrice, la Saggezza, la Persuasione; quali enigmatiche come il Sonno col suo corteggio di Sogni, come le tre Parche, eterne filatrici che nell’atto della nascita assegnavano a ciascun uomo il suo bene e il suo male e la lunghezza della sua vita (e Cloto per ciascun uomo traeva dalla rocca lo stame, Lachesi ne determinava la misura, Atropo, con le inesorabili cesoie troncava il filo al punto destinato), come le terribili Gorgoni, che impietrivano chiunque le guardasse, e come le Graie, vecchie canute fin dalla nascita, le quali tutte e tre insieme, non possedevano che un solo occhio e un solo dente di cui si servivano a turno. E nascevano anche le divinità liete e luminose come i tremila Fiumi e le tremila Oceanine, e le cinquanta Nereidi, ed Elios, il Dio-Sole, e Selene, la Dea-Luna, ed Eos l’aurora, e Iride, la Dea dell’Arcobaleno, lieve messaggera dalla tunica fluttuante e dalle ali d’oro.  
Su tutte queste e molte altre divinità, che reggevano a movevano le sorti e le passioni e davano vita e legge alla natura, Saturno, dopo di aver spodestato il padre regnava.  
Regnava possente, ma non senza inquietudine. Egli aveva sposato Rea (Cibele), figlia di Gea e di Urano, e da un oracolo gli era stato predetto che uno dei suoi figli lo avrebbe cacciato dal trono come egli dal trono aveva cacciato Urano, suo padre. Così Saturno viveva in sospetto e in timore, e di mano in mano che i suoi figli nascevano, non potendo, poiché erano immortali, distruggerli, li ingoiava.  
Vesta (Estia)… Cerere (Demetra)… Giunone (Era)… Plutone (Ade)… Nettuno (Poseidone)… cinque figli aveva già per tal modo tolti di mezzo, quando Rea, delusa e crucciata, sentendosi prossima a divenir madre ancora una volta, per consiglio dei suoi genitori si ritirò a Creta, in una profonda caverna del monte Ida e, come il nuovo bimbo le nacque, lasciandolo ben nascosto nell’antro, salì al cielo portando con sé una grossa pietra tutta ravvolta di fasce e la presentò al vorace marito: il quale immediatamente la trangugiò.
Giove (Zeus), il bimbo divino, crebbe in quella caverna, sotto le dense foreste del monte.
Le due figlie del re di Creta gli furono custodi; una capra – Amaltea, che egli poi, riconoscente, collocò nel cielo tra le costellazioni – lo nutrì del proprio latte e dell’ambrosia e del nettare fluenti dalle sue corna; primo balocco gli fu una sfera formata da cerchi d’oro; perché nessuno potesse trovarlo né in terra né in cielo, né in mare la sua culla d’oro veniva appesa ai rami di un albero; perché i suoi vagiti, salendo al cielo, non lo rivelassero all’ingordo Saturno (Crono), i Cureti, demoni e sacerdoti della terra, danzavano sulla soglia della caverna e intorno alla culla una danza di guerra percotendo con le lance e con le spade i loro scudi di bronzo.  
Quando ebbe gli anni e la forza, Giove salì al cielo, si presentò al padre, lo costrinse a inghiottire un beveraggio che gli fece rendere alla luce la pietra e i cinque figliuoli trangugiati, poi lo sbalzò dal trono e iniziò il proprio regno.

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