Afrodite (Venere)

Afrodite (Venere)Dea dell'amore, della bellezza e della fecondità, venerata in tutto il mondo greco sotto aspetti che riflettevano l'influsso della fenicia Astarte e collegata con il culto di Adone. Secondo una tradizione più antica la sua nascita era collegata con la schiuma del mare, da cui sarebbe emersa; ma dalla poesia epica venne considerata figlia di Zeus e di Dione, moglie di Efesto e amante di Ares.
Le furono attribuiti rapporti anche con altre divinità e con l'eroe Anchise, da cui ebbe Enea.

Nata dal mare, Afrodite veniva venerata dai naviganti, non come Poseidone, ma come colei che rende il mare bello e tranquillo e sicura la navigazione. Le era sacro il delfino, l'allegro accompagnatore dei naviganti.

Lucrezio dice: "Quando tu vieni, fuggono i venti e si dileguano le nuvole; per te la terra la fiorire il leggiadro ornamento dei fiori, per te sorride lo specchio delle acque del mare, e gli spazi lucenti del cielo splendono in silenzio ". Ella era la bellezza in persona, la grazia e la leggiadria, e Paride, benché comprato con la promessa della bella Elena, non fu in fondo un giudice ingiusto preferendola a Giunone e Minerva e assegnandole il fatidico pomo con la scritta: "Alla più bella!" gettato dalla Discordia sulla mensa nuziale di Peleo e Teti.

In occidente, il culto di Afrodite ebbe il suo maggiore centro in Sicilia sul monte Erice, dove esisteva un santuario punico dedicato a Tanit. Vi si praticavano riti di fecondità e, pare, anche la prostituzione sacra. Dalla Sicilia il culto della dea si diffuse in Italia fino a Roma, dove fu venerata col nome di Venus Erycina.

    La bellezza di questa divinità è stata celebrata da poeti e scrittori antichi e moderni che ne hanno messo in risalto attributi particolari della personalità e si sono comunque sentiti affascinati da lei. Amore sacro dunque, e amore profano, forza primigenia della natura, dea protrettrice di tutte le forma di vita e presso molti popoli.

Anche l'arte figurativa si ispirò particolarmente alla dea che rappresentò l'essenza stessa della bellezza e l'espressione più appassionata della gioia di vivere. Le famose Veneri della scultura greca, quali quelle di Prassitele, di Fidia, di Scopas, o la Venere imperiale del Canova, così come le rappresentazioni pittoriche, dagli affreschi pompeiani ai dipinti di soggetto mitologico susseguitisi nel corso dei secoli, ci forniscono sempre, nella rappresentazione delle belle forme, la possibilità di avvicinarci all'idea della bellezza assoluta come espressione del dono che gli dei fecero agli uomini per rallegrarli, per vivificarli o per consolarli.